martedì 4 dicembre 2012

Recensione: Morire dal ridere di Antonietta Maria Usardi

Titolo: Morire dal ridere
Autore: Antonietta Maria Usardi
Editore: 0111
Pagine: 119
Collana: Big-C/Horror
ISBN: 9788863074284

Trama: Milano. La famiglia di Vincent e Amelia gestisce da molti anni a Chinatown un negozio per suicidi e nella vita non sembra vedere altro che dolore e sofferenza. Un giorno di ottobre piomba nella pace domestica il nipote, il piccolo Robespierre, amante della vita, che con tutto il candore dell'infanzia si propone un'attenta e scrupolosa opera di ottimistico sabotaggio ai danni dell'attività degli zii. Una storia a sfondo macabro, ma anche divertente e ironica, sulla vita, sulla morte e sui sentimenti.

Voto: 3.5/5


Ringrazio l'autrice per avermi inviato una copia del libro

La mia recensione:

Chi mi segue da un po', sa benissimo che non do praticamente mai più di 3 ai libri troppo corti e che 3.5 è il massimo che ho dato ai libri inferiori alle 250 pagine. Questa volta l'ho dato anche se non parliamo di un vero e proprio libro, quanto più un racconto.
Questo racconto narra di Robespierre, un irriverente bambino che si intrufola nella vita dei zii Vincent e Amelia con il suo pigiamino giallo e dispensa consigli a destra e a manca, confondendo la "s" con la "z" e viceversa.

Vincent e Amelia, però, non riescono a comprendere il punto di vista del bambino, il quale sembra sempre felice per qualsiasi cosa e proprio non riesce a trovare il lato tragico della vita. A nulla servono gli sforzi dei coniugi che si arrovellano per trovare espedienti in grado di fargli capire quanto vivere sia una disgrazia.

Ernest e Sylvia, i cugini di Robespierre, sono simili ai loro genitori: cupi, tristi e insoddisfatti. Il primo lavora per creare i prodotti in vendita nel negozio, la seconda piange convinta di essere una brutta ragazza che non troverà mai l'amore, così come dice sua madre. Il piccolo Robespierre, però, non si lascia abbattere da tutta questa tristezza, nonostante i continui richiami degli zii, nonostante i castighi.

Comincia con l'augurare una "buona giornata" ai clienti che entrano in negozio per cercare il modo con cui farla finita, per poi arrivare a cantare a squarciagola "e la vita, la vita l'è bela, l'è bela". Sebbene Amelia, con il passare del tempo, si abitui a questo nuovo "figlio", Vincent non saprà digerire i nuovi fantastici dipinti di Ernest, la quale decide di cambiare mestiere...

Non vi dico molto altro, perché essendo già molto corto, vi rovinerei la storia. Devo dire che mi è piaciuto, perché è un paradosso della nostra società (sembra ridicolo, forse sono io paranoica), che sempre più è insoddisfatta di quello che accade e non riesce più a trovare la poesia nella vita stessa. Un libro visto dagli occhi degli adulti e da quelli di un bambino, che di disgrazie non ne vuole proprio sapere.

Robespierre ci insegna che sebbene un aereo si sia schiantato, uccidendo molte persone, quelle quattro che sono sopravvissute possono essere considerate un miracolo. È un libro che, copertina a parte, è un vero e proprio riconoscimento alla vita. Lo consiglio a chi vede il grigio in tutto e spesso, anche il nero.

Questo libro fa parte della collana "Big-C". È scritto con caratteri di dimensione 13 o 14, in modo da facilitare la lettura ai lettori con problemi visivi (ipovedenti).

6 commenti: